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In testa al cambiamento

Quale leadership per il terzo settore?

Leadership: “Funzione e attività di guida, sia con riferimento a individui o organi collegiali in quanto dirigano un gruppo o un’impresa, sia, in senso politico-sociale, con riferimento a un partito o a uno stato.”

http://www.treccani.it/vocabolario/leadership

Un’azione di guida ma prima di tutto un atteggiamento, una postura interiore. E’ consapevolezza del proprio potenziale, orientato da una vision e realizzato!

Il primo tratto della leadership: la capacità di visione e l’abilità di condividerla e farne parte altri.

Non bastano i grandi valori…è necessario che questi disegnino una visione, un progetto che già si vede realizzato nella mente e nel cuore.

Verso cosa si guiderebbe un popolo se chi ne è a capo, non avesse una direzione chiara? Come lo si motiverebbe a camminare per sentieri a tratti impervi se non si fossero accesi nel loro cuore, già in partenza, la bellezza ed il desiderio della meta?

Consapevolezza, conoscenza e visone: per una leadership del cambiamento

QUALE STILE DI LEADERSHIP?
“Coloro che sono abbastanza folli da pensare di poter cambiare il mondo di solito lo fanno” (Steve Jobs)

Le organizzazioni del Terzo Settore, nella maggior parte dei casi, hanno consolidato negli anni, uno stile basato, fondamentalmente, su modelli fortemente gerarchizzati, significativamente burocratizzati e, allo stesso tempo, caratterizzati da modelli e principi che andavano a discapito dell’innovazione e dello sviluppo.

Il dover rispondere a input esterni che facevano appello a “regole” tramandate, instillavano timori e reticenze che, unite alla paura di perdere il controllo, indebolivano il coraggio di investire su persone di cui fidarsi ed ingaggiare con loro un processo di innovazione e cambiamento.

La complessità di cui lo scenario mondiale è caratterizzato pone il Terzo Settore di fronte ad una scelta determinante: essere protagonista di un processo vitale e non doversi adeguare a questo come per effetto.

Fondamentale quindi non stare ad attendere che si muovano, dall’esterno, donatori o la pubblica amministrazione ma attivare, dal di dentro, una conversione di risorse che abbia poi la forza di interpellare soggetti esterni, rendendoli parte di un progetto che abbia la sua origine in seno all’organizzazione stessa.

Una nuova leadership che disegni il cambiamento.

Mettere al centro le persone valorizzando le loro competenze, considerandoli per ciò che sono è il vero motore dei propri modelli organizzativi. Partire da questo presupposto significa fondare il proprio agire sulla consapevolezza che delle risorse umane bisogna averne cura: cura del loro entusiasmo, cura della loro motivazione, cura del loro desiderio di crescita personale e professionale.

Perché nulla resta per sempre se non lo si cura ogni giorno e se non si inserisce in una progettualità in crescita. Ciò che non evolve, involve e si spegne. E’ una legge universale.

Ogni organizzazione del terzo settore deve abbracciare la sfida di abitare la complessità senza semplificarla o giudicarla.

Per questo occorre una leadership RESPONSABILE , abile, cioè, nel rispondere alle istanze che ogni tempo porta con sé, capace di cogliere, con intuito e lungimiranza, i “segni” scritti dentro gli eventi che accadono e saperli inglobare nella propria vision.

Perché l’unica cosa che ostacola davvero è ciò da cui non si riesce a trarre una nuova idea!

Una leadership consapevole, pronta ad investire in conoscenze interdisciplinari, in ascolto e in dialogo con “culture” altre dalla propria, per esplorare spazi nuovi e compiere un attento, certosino lavoro d’ integrazione che non è confusione, bensì, arricchimento della propria identità; la realizzazione di quel valore aggiunto per cui la propria organizzazione diventa unica e capace di fare la differenza.

Una leadership GENERATIVA, che permetta la nascita di altri leader, che faccia crescere le (proprie) persone, che generi nuovi percorsi e possibilità e lasci una nuova traccia sulla quale il terzo settore, e non solo, possa continuare a camminare ed a sua volta, generare.

Un obiettivo che contraddistingue le organizzazioni di valore, quello che le porterà lontano, non è solo vincere bandi, ma migliore continuamente il proprio impatto.

Il cambiamento “esterno”, con o senza la nostra adesione, avverrà inevitabilmente: non possa mai trovarci impreparati ma alleati!

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